Baby vip, un futuro sul lettino?

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Prima di Suri Cruise i paparazzi si limitavano a fotografare i vip, adesso i figli entrano da protagonisti nello spazio mediatico dei loro genitori. È il fenomeno delle baby-celeb, che nulla hanno del bambino prodigio, Shirley Temple per intenderci. Sono vip già alla nascita, ancora prima di sapere quali siano le loro qualità, le loro inclinazioni. Non hanno dovuto lavorare nei ristoranti come lavapiatti, non sono stati maltrattati da genitori alcolisti, non sono cresciuti tra i portoricani dell’east side. Insomma non hanno affrontato nessuna delle fatiche (almeno 7) che il sogno americano prevede per diventare divi.

Suri Cruise per esempio possiede un guardaroba di milioni di dollari, e in una età in cui i bambini socializzano, lei sta sempre sola, in braccio a mamma, come un koala, con il broncio perenne accentuato da rossetto da vamp. Forse ha dolore ai piedi visto che indossa già i tacchi?

Ivy Blue Carter, figlia di Beyoncé e Jay-Z, ha mangiato le sue prime pappe su un seggiolone tempestato di cristalli Swarovski dal valore di 15.000 dollari, gioca con un cavalluccio a dondolo ricoperto d’oro dal valore di 600.000 dollari realizzato dal gioielliere giapponese Ginza Tanaka, dorme in una culla da 20.000 dollari, e possiede una collezione di gioielli Tiffany da far invidia ad Audrey Hepburn.

I gemelli Max ed Emme, figli di J-Lo e Marc Anthony, indossano solo vestiti e biancheria di tessuti pregiati (seta, cachemire, ecc.), e solo per una volta, poi via. Speriamo finiscano nel cassonetto giallo per il recupero abiti usati.

La tribù Pitt-Jolie, invece va fasi alterne: un natale i sei pargoli ricevono regali per decine di migliaia di dollari. Quello successivo niente doni sotto l’albero e si viaggia in un paese povero, a vedere come sono sfortunati tutti i bambini che non sono stati adottati da Angelina.

Anche in Europa lo stile è simile: Claudia Galanti e suo marito, il milionario Arnaud Mimran, di recente hanno fatto incetta in un negozio di giocattoli entrando con un valigione e riempiendolo di regali, e dato che non bastava hanno aggiunto altre due grandi buste. Nelle foto pubblicate da un settimanale on line, scelgono i regali al ritmo di uno al secondo, praticamente senza guardare. Allungano le mani sullo scaffale e ciò che prendono comprano.

Un velo pietoso sui nomi, che già creano un problema di ricerca di unicità a tutti i costi. E poi, che noia queste infanzie dorate da baby vip di inizio millennio, molto più interessanti quelle dei loro genitori – correvano gli anni’70 – trascorse in situazioni di disagio, il più delle volte nello sfondo di una New York ostile ma anche generosa, in grado di offrire una possibilità ai migliori. Storie incredibili e rocambolesche che come nelle migliori commedie di Hollywood finiscono con la vittoria dell’eroe. Poi però subentra la damnatio memoriae, il tentativo di coprire con il lusso un passato di miseria ma che invece è glorioso, e i figli diventano gli strumenti e le vittime di tale riscatto. Sono i cloni in miniatura dei loro genitori, hanno tutto e più di loro, il mondo li conosce e li ammira ma non si sa per cosa. È una nuova specie di vip, vip per stirpe e per natali, una versione laica e americana della antica nobiltà europea. È la prima generazione, e con molta probabilità dovrà ricorrere allo strizzacervelli. Quello più costoso, ovvio.

Gerontophilia?

Molti fedelissimi lettori di Vanity Fair hanno promesso di non comprare più la loro rivista preferita a causa dell’ultima copertina, dedicata a Francesca Pascale, la fidanzata di Berlusconi.

Francesca ha 28 anni, circa 50 di meno del suo fidanzato, che potrebbe esserle nonno. Così come Marina, la primogenita del premier, tecnicamente sua figliastra, potrebbe venirle madre;  e Barbara, altra figliastra, sorella maggiore. Francesca è anche nonnastra di sette pargoli. E il suo Silvio non dovrà litigarselo con la suocera perché Rosa Bossi, amatissima madre del fidanzato, è morta a quasi cento anni. Paradossi della gerontofilia. Si proprio così, gerontofilia, anzi gerontophilia, come il titolo del film di Bruce LaBruce presentato all’ultimo festival del cinema di Venezia. Francesca Silvio lo ama davvero, con tutto il cuore, da quando era minorenne, come lei stessa ammette nella esilarante intervista a Vanity. Appena ventenne fonda il movimento “Silvio ci manchi”: poco dopo l’incontro indimenticabile con il suo Presidente, lo scambio del numero di cellulare e infine, come da prassi, la telefonata notturna e la visita in Sardegna, a Villa Certosa. Ma lei in quella occasione, no, non si fece avanti, perché lui era un uomo sposato, e adesso solo il ricordo di tale fermezza morale la inorgoglisce.

Francesca in Silvio vede il dio Eros. Non è come le altre che lo hanno sfruttato e si sono approfittate di lui. E che da consapevoli e sane ninfette hanno manipolato un vecchio miliardario solo e annoiato. No, lei Silvio lo difende, lo protegge, soffre per e con lui. Quando seppe dell’attentato a Milano (il souvenir made in China che colpì il leader in faccia, rischiando di sfigurarlo con le guglie appuntite) addirittura svenne, e fu proprio allora, mentre lo assisteva al suo capezzale, che si dichiarò a lui, ancora stordito dal colpo di Duomo di Milano: a seguire il fidanzamento ufficiale con brillanti e trasferimento insieme al cane Dudù nelle residenze del Presidente.

In un mondo più giusto la gerontophilia dovrebbe essere perseguibile per legge, dato che i vecchi, come i bambini, sono indifesi. E c’è da scommettere che a Francesca non dispiacerebbe condividere con il suo uomo gli stessi destini giudiziari, ma per il motivo opposto.

I Cenerentoli delle Berluschine

 

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Se due indizi fanno un sospetto tre fanno una prova. Per Marina, Barbara ed Eleonora Berlusconi, le figlie dell’ex premier, il compagno/cenerentolo è un must.  Per carità la fiaba racconta di una eroina tenace, determinata e soprattutto piena di buoni sentimenti. Niente da eccepire, i partner delle Berluschine sono, chi più chi meno, self-made man. Ma per quanta fatica possano fare, per quanto possano guadagnare, il loro destino è di restare cenerentoli.

Barman

I barman vanno per la maggiore: prima di convolare a nozze con Maurizio Vanadia, Marina Berlusconi ebbe una lunga relazione con Giulio Tassera, pure detto “il Richard Gere del lago d´Orta”, titolare di un bar a Borgomanera. Nonostante i dieci anni trascorsi con Marina, del povero Giulio sul web non c’è traccia, neanche una foto. Digitando il suo nome si trovano solo suoi omonimi alpini in foto in bianco e nero di inizio secolo, oppure foto di Marina e di Silvio Berlusconi, ma senza Giulio, l’anello mancante, la cui presenza invisibile è una damnatio memoriae.

Anche il nuovo fidanzato di Barbara è un Barman, si chiama Lorenzo Guerrieri, studia economia e per mantenersi all’università lavora presso l’enoteca Il mulino a vino, di Monza. È un bel ragazzo asciutto e palestrato, ma ancora un po’ goffo. Barbara lo ha presentato ufficialmente in occasione di una serata di beneficenza per l’AMFAR. Lei bellissima con scollo vertiginoso su un décolleté eburneo. Lui in smoking (chi lo avrà pagato?), cammina insicuro, si copre il volto abbagliato dai flash dei fotografi, raccoglie da terra la pochette gioiello di Barbara (caduta per troppo nervosismo?), e infine si ritrova seduto a un tavolo di vip ricchi e famosi.

Poveri ma belli

Senza dubbio da papà Silvio le figlie hanno ereditato il gusto per il bei corpi. Guy Binns, il compagno di Eleonora Berlusconi, che da poco l’ha resa madre di Riccardo, è un noto fotomodello inglese. Alexandre Pato, calciatore ex di Barbara, e lo stesso Lorenzo Guerrieri sono due aitanti fusti. E anche Maurizio Vanadia, marito di Marina ed ex primo ballerino della scala, è bello e prestante. In comune, questi uomini, hanno una cosa: sono stati scelti. Lo si legge nello sguardo spaurito che hanno sempre accanto alle rispettive consorti. Lo sguardo di chi non poteva di certo declinare, ma che ora si ritrova sulle spalle muscolose un peso, una visibilità e dei limiti di azione difficili da gestire. Li vedi camminare sul pontile di Villa Certosa, pranzare sullo yacht, presenziare ai galà.  Alla loro donna possono offrire solo se stessi, anima e corpo, per tutto il resto Silvio Berlusconi with compliments. C’è in queste berluschine una leggera vena di masochismo, una indole da amazzoni, sanno di intaccare con la loro insindacabile scelta l’orgoglio maschile dei loro compagni. Sanno che cenerentola è una fiaba al femminile, e che la versione maschile non giova certo alla virilità dei fortunati prescelti. Sono gatte che giocano coi topi. E se ogni tanto il topo riesce a trovare una via di fuga (come Pato che è tornato in Brasile salvo poi ricadere nello stesso errore: anche lì si è fidanzato con una ricca ereditiera), è solo perché loro, le berluschine, lo hanno deciso: vedi Marina con Giulio, vedi Barbara con Giorgio Valaguzza (il compagno da cui ha avuto i figli Alessandro ed Edoardo).

Ma non siamo troppo duri, concediamo alle fanciulle l’attenuante del complesso paterno.

Giovani e piacenti uomini, adesso avete gli strumenti per difendervi, mezzi avvisati, mezzi salvati.

Il matrimonio di Belen, il decalogo delle cose da evitare A-S-S-O-L-U-T-A-M-E-N-T-E

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Alle 19.34 del 20 settembre 2013 Belen Rodriguez e Stefano De Martino si sono promessi eterno amore nella cappella dell’Abbazia di Santo Spirito a Comignago (NO).

Il loro è stato definito il matrimonio dell’anno. Certo la risonanza mediatica si ferma ai confini nazionali, attualmente l’Italia non vanta coppie le cui nozze destino l’interesse d’oltralpe. Ma nel nostro paese la promessa d’amore di Belen e Stefano è stata vissuta come un evento. Un matrimonio 2.0, annunciato, organizzato e condiviso sui social network. Si è celebrato il 20 settembre ma già il 21 è calato il silenzio, e il 22 i due sono stati avvistati a Milano ad assistere alla sfilata di John Richmond: avevano le fedi al dito, questo sì.

Ma cosa è mancato affinché il matrimonio uscisse dal folklore nazional popolare per entrare nell’olimpo delle nozze glamour? Di seguito un decalogo su cui riflettere per non ripetere gli stessi errori di Belen.

I tatuaggi

L’Italia è divisa in due, da un lato i tatuati, dall’altro, in una specie di riserva protetta, coloro la cui pelle risulta ancora color carne senza soluzione di continuità. Belen è bella, bellissima, su questo non ci piove. Ma il tatuaggio da marinaio, a forma di cuore, pure colorato, con cui dal braccio sinistro dichiara al mondo l’amore per il suo Stefano, mette a dura prova qualsiasi tentativo di raffinatezza ed eleganza. E anche in abito bianco, Belen sembrava una sposa al porto.

Consiglio: se non lo avete già fatto, evitate di tatuarvi. Se avete inflitto tale supplizio alla vostra pelle, cercate di mascherare il mascherabile con abito e cerone.

 La testimone

La testimone della sposa è Patrizia Griffini, più nota come la petineuse del Grande Fratello. L’amicizia tra lei e Belen incarna un modello diffuso e consueto tra donne: una bellissima e sempre fidanzata, l’altra cozza e con funzione di portachiavi. Belen la trascina ovunque con sé, forse la mette nel beauty-case viste le dimensioni: insieme a fare shopping, nei locali e sulla spiaggia di Formentera. Passano i fidanzati e i mariti, ma Patrizia resta. E ha sempre belle parole per l’amica e per i suoi compagni, salvo poi rettificare quando serve:

“Sono sincera: voglio molto, molto bene a Fabrizio, ma sapevamo tutti che non sarebbe potuto essere lui l’uomo da sposare. Belen ha bisogno di avere al suo fianco una persona pacata e serena”

Patrizia brilla della fama dei suoi amici vip, ed è individuabile solo se si accompagna a qualcuno. Altrimenti rischia di non essere riconosciuta: persino il giorno del matrimonio ha dovuto subire l’umiliazione di essere fermata dalla sicurezza di Villa Giannone che non credeva che lei, a bordo di una cinquecento, fosse la testimone della sposa. Patrizia è uno degli indicatori della condizione da ex cenerentola di Belen. Potrebbe essere addirittura una sorellastra.

Consiglio: attenzione alla scelta della testimone, racconta ciò che siete e siete state!

La location

Sul http://www.abbaziadisantospirito.com si trovano le immagini di Villa Giannone, il luogo che ha fatto da cornice alla cerimonia nuziale e ai festeggiamenti del matrimonio di Belen e Stefano. In un italiano stentato e con refusi sparsi si tessono le lodi della cappella privata e della sala cerimonie. Per capirci si trovano frasi di questo tipo: “Villa Giannone è l’ideale per gli sposi che amono le ambientazioni agresti” (sì, proprio amono). Visitate il sito, vi riserverà attimi di devastante banalità e noia. Villa Giannone è un non luogo, non si capisce perché la coppia lo abbia scelto: lei argentina, lui napoletano, focosissimi. Ci si aspettavano location mediterranee e inondate di sole, spiagge e quant’altro. E invece Comignago in provincia di Novara, che solo a pensarci devi indossare un golfino in cotone. Boh? Un matrimonio senza radici, un luogo che non ha nessun legame sentimentale con gli sposi. Ma loro ne saranno consapevoli? Una cosa del genere avrebbe potuta farla Tom Cruise che infatti ha sposato Katie Holmes nel castello di Bracciano (vedi come è finita); o Justin Timberlake che ha scelto una masseria pugliese per impalmare Jessica Biel. Ma un napoletano e una argentina perché mai dovrebbero sposarsi in provincia di Novara? Sotto un gazebo che nei paramenti ricorda un tendone da circo con i lampadari posticci in finto cristallo?

Consiglio: non fate come gli americani, o come Belen e Stefano. Scegliete un posto legato alle vostre radici.

 Il menù

Il menù pare dovesse contemplare specialità argentine e partenopee, ma non si direbbe. Il concetto di cucina fusion è troppo lontano dai pensieri degli sposi per ipotizzare che sia stato praticato. Non resta che trarne le debite conclusioni: in perfetto Villa Giannone Style, il menù è un trionfo di sapori senza dimora:

risotto di crostacei ai profumi di mare

tortelli con fiori di zucca e scampi

darna di branzino con tagliolini di verdura

millefoglie di patate e leggera salsa alle erbe

sushi al latte di mandorla e frutto della passione

torta

gran buffet di pasticceria

quadri di frutta

fonduta al cioccolato

Consiglio: scegliete piatti con meno parole e più sostanza

 Il sacramento

Il sacerdote che ha celebrato il rito è forse l’unico anello di congiunzione con la tradizione e la famiglia, Don Luigi Rossi ha infatti unito in matrimonio anche i genitori dello sposo, e dalla sua diocesi campana è stato catapultato in Piemonte, nella cappella privata di Villa Giannone. Sarà una prima scelta o c’è da credere ai rumors che insistono su una serie di defezioni talari, tra cui Padre Spritz?

Una cosa è certa: Belen e Stefano nelle settimane precedenti il matrimonio hanno rilasciato dichiarazioni alquanto pagane. Per loro infatti la cosa importante non era promettersi amore e fedeltà davanti a Dio, ma organizzare una splendida festa per far star bene gli amici. Parole che probabilmente hanno avuto un peso sulla fuga dei sacerdoti.

Consiglio: se anche voi la pensate come Stefano e Belen non dovete dirlo per forza.

L’esclusiva

I veri signori non vendono l’esclusiva del loro matrimonio ad un giornale, perché non mercificano il loro giorno più bello. Cercano di proteggerlo ma se qualche paparazzo riesce ad immortalare il sì, tanto di guadagnato per colui che si è portato a casa la giornata di lavoro, e per gli sposi che hanno fatto una buona azione. I veri signori si sposano alla luce del sole, escono felici dalla chiesa, sorridendo a chi si trova fuori ad aspettarli. Non si blindano. Belen ha assoldato personalmente 70 bodyguard per proteggere non la sua persona, ma l’esclusiva del matrimonio.

Consiglio: se volete evitare ansie da rescissione del contratto causa fuga di foto ad alta risoluzione, non vendete l’esclusiva a nessuno.

La lista nozze

Anche qui scivolone. Le celebrity non fanno più la lista nozze! Ma indicano una o più associazioni di beneficenza a cui devolvere i soldi dei regali. Qui la coppia è stata un po’ avida: nonostante fosse già ampiamente rientrata delle spese grazie alla vendita dell’esclusiva al settimanale Chi e alla partecipazione di vari sponsor, non ha voluto rinunciare a una lista nozze di 80.000 euro presso La Rinascente.

Consigli: un po’ di charity non guasta mai e fa tanto glam.

 La damigella

Cecilia Rodriguez, la sorella meno bella, meno famosa, meno brava, meno simpatica, meno tutto, è stata la testimone di nozze di Belen. E qui il pensiero non può che andare a Pippa Middleton, anche nella scelta dell’abito bianco da quasi sposa. Con Pippa Cecilia vince il confronto del tanto decantato lato B che dal 29 aprile 2011 pare sia la prerogativa di una vera damigella. Ma perde quello in eleganza, anche a causa di un tatuaggio sul braccio che fa tanto, anche per lei, matrimonio al porto.

Consiglio: evitate il confronto con Pippa, vestite la damigella di rosa.

 Il protocollo

Qui si farebbe prima e fare un elenco di ciò che è rientrato nel protocollo piuttosto che il contrario. Secoli di tradizione spazzati via, neanche contemplati, neanche conosciuti. Vediamo le cose più eclatanti.

  • Luogo: si sceglie la città della sposa. Se la sposa è straniera si celebrano due matrimoni, uno nella città di provenienza dello sposo e uno nel paese della sposa. Come visto sopra i due hanno pronunciato il loro sì in Piemonte, in provincia di Novara.
  • Tempi: lo sposo arriva in anticipo, la sposa si fa attendere. Stefano De Martino è arrivato con 40 minuti di ritardo, a bordo di una Mercedes da lui guidata.
  • Abito bianco: Belen è arrivata a Villa Giannone in abiti borghesi prima del suo promesso sposo. La sposa il giorno del suo matrimonio la immagini per l’appunto vestita da sposa. È come se si fosse svegliata per incanto già sistemata di tutto punto, pronta per l’altare. Come se le fate nella notte l’avessero abbigliata, pettinata, truccata. La sposa, il giorno del sì, è un mistero da svelare. Anche qui pollice giù.
  • Biglietti di invito: sono i genitori ad annunciare il matrimonio dei figli, e nel caso si decida di non rispettare questa usanza, il nome dello sposo va in alto a sinistra. Quello della sposa in alto a destra. I nostri sposi hanno scelto una formula gerarchica e poco elegante: il nome di Stefano si trova su quello di Belen. Evitiamo di dilungarci sul finto effetto litografia dell’Abbazia ritratta sull’invito, che si suppone essere una stampa laser (forse su carta cotone).
  • I tavoli: è ormai pessima usanza individuare un tema, declinandolo per denominare i tavoli del pranzo nuziale. Tra i più originali “Guerre Stellari”, “Il Piccolo Principe”, “La casa nella prateria”, ecc. Il tema scelto da Belen e Stefano parrebbe essere “amori infelici e finiti male”. Infatti i tavoli si appellavano Tristano e Isotta, Otello e Desdemona, ecc. Vezzo letterario degli sposi, o forse pensano che Otello sia un cioccolatino?

Consiglio: ci sono voluti secoli per codificare comportamenti e tradizioni, per quanto possibile evitate di demolire tutto ma proprio tutto.

 Gli invitati

Date le premesse si capisce come tanti vip abbiano declinato l’invito. Belen e Stefano sono belli e famosi, ma c’è fama e fama. E in certi ambienti si diventa schizzinosi, specialmente alla luce di certe cadute di stile che potrebbero avere ripercussioni anche sugli invitati. Persino Maria De Filippi, la loro madrina, ha detto no, e insieme a lei Gerry Scotti, Rossella Brescia, Christian De Sica, Silvia Toffanin. Pare che i biglietti di invito, come tutto il resto, non fossero redatti con particolare cura. Elisabetta Canalis ha invece accettato con piacere, ma lei non può considerarsi la cartina tornasole di un evento, partecipa a qualunque festa. Provate a invitarla al vostro compleanno, come il suo celebre ex vi stupirà suonando il vostro campanello in pieno party. Meglio che ricevere una telefonata da Papa Francesco.

Consiglio: non imbarazzate i vostri amici e conoscenti e metteteli in condizione di accettare il vostro invito. Evitate di invitare chi sapete già vi dirà di no. Mandate dei bliglietti eleganti e ben scritti (magari evitando i font finto antico-gothic-arzigogolati).